L’altra Piovra

L’altra Piovra

«Il Forteto», Bibbiano e il sistema del business sui minori

L’8 giugno del 2022 ci sarà la prima udienza del dibattimento sui fatti di Bibbiano, nel processo «Angeli e Demoni» a carico di 17 persone e che vede ben 97 capi di imputazione.

Il punto però – come osserva Vincenza Palmieri, presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (INPEF), è che “gli anni strappati ai bambini e alle loro famiglie non torneranno più”. E che, cosa ancora più importante, “non sono solo i bambini di Bibbiano a dover tornare a casa ma tutti i minori vittime dello stesso sistema, che si è diffuso in tutta Italia”.

Parole-chiave: «sistema diffuso».

Abbastanza da vedere ancora audizioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla comunità «Il Forteto», che potrà proseguire i suoi lavori fino a ottobre 2022 grazie al voto unanime in Senato.

Le prime condanne per molestie risalgono al 1978, la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato l’Italia per fatti collegati nel 2000, Bruno Vespa subisce pressioni per aver dedicato una trasmissione all’argomento nel 2001, accuse per 22 membri della “comunità” e un secondo arresto arrivano nel 2011, nuove condanne vengono decise nel 2018.

Ma la Commissione parlamentare viene richiesta nel 2015, dopo 37 anni di abusi e processi, ci mette – per l’opposizione del PD – altri 2 anni per vedersi istituita sulla carta, e comincia a lavorare soltanto nel 2019.

L’Altra Piovra

Abbastanza da riempire un libro, «Vite strappate in Italia dagli anni ’70 a oggi», saggio d’inchiesta ma anche autobiografia della giornalista e assistente sociale Antonella Betti con la prefazione della Senatrice Paola Binetti, che parla di sequestri di Stato, dell’allontanamento coatto di 40mila bambini in 50 anni dalle famiglie di origine – per una media di 800 all’anno -, di abusi di potere (anche istituzionali) per alimentare il business delle case-famiglia, fatto di contributi pubblici per ogni minore, e delle adozioni clandestine.

Un’altra «Piovra», a ricordare la serie televisiva più tristemente famosa nel mondo, che vede tribunali, uffici comunali, case-famiglia, figure “professionali” ed enti vari, Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficienza (IPAB) compresi, campare sulla pelle dei bambini in nome della legge e della rispettabilità.

Abbastanza da fare due conti, laddove ogni creatura “diversamente alloggiata” sembra significhi tra gli 80 e i 150 euro al giorno e, in caso di disabilità, anche fino ai 400: se moltiplichiamo queste cifre per circa 30mila minori oggi “fuori famiglia”, quanto fa?

Peraltro esentasse e senza rendiconto, attraverso donazioni e scritture private che non vengono comunicate né al Tribunale dei minori, né tantomeno all’Agenzia delle Entrate.

Somme mensili girate da Comuni per tenere i bambini altrove invece di aiutare le famiglie in difficoltà e che, nel tempo, diventano dei veri “stipendi” ai quali nessuno vuole rinunciare – molto meglio del reddito di cittadinanza, che assegna cifre spesso inferiori.

Come scrivevo l’anno scorso, il Governo fermi questo sistema criminale e dia i soldi a chi oggi ne ha davvero bisogno.

Tornando al nodo principale di questa orribile storia, parliamo di rapimento, sequestro e “custodia” per soldi: sofisticherie giuridiche a parte, quale la sostanziale differenza da una tratta di minori? E quale la distanza da un’appropriazione indebita aggravata e reiterata? Si può parlare di truffa allo Stato?

1 Milione e 300mila minori in povertà assoluta

Abbiamo 1 milione e 300mila minori in povertà assoluta – tutti potenziali prede e vittime di questo sistema criminale, che si aggiunge alle reti sommerse anche se “ben note alle Autorità” di accattonaggio, prostituzione e persino (assieme a tante donne arrivate dall’Africa e alle decine di migliaia di minori non accompagnati e periodicamente scomparsi) traffico di organi.

Indagare dopo 40 anni su «Il Forteto» non basta.

Processare per i fatti di Bibbiano non basta.

Scandalizzarsi quando le accuse riguardano l’ambiente religioso e il Clero ma perpetrare o lasciar continuare impunemente i “laici” crimini non basta.

Indignarsi su Facebook non basta, e tantomeno contare gli anni delle pochissime condanne finora.

«La Piovra» è viva e vegeta – forte di soldi, interessi e diramazioni che arrivano dovunque.

Cosa si potrebbe proporre?

Quello che va capito è che i bambini devastati persino mentre scrivo non hanno tutto questo tempo.

Non quello delle Commissioni d’inchiesta, che procedono con lente audizioni e acquisiscono documenti mentre le vittime continuano a subire.

Non quello della giustizia, così lenta da vanificare qualsiasi Giustizia, nel Paese dei malfunzionamenti e delle norme disapplicate, in 34esima posizione nell’Indice Mondiale della Giustizia (World Justice Project Index 2021), 25esima su 27 Paesi dell’Unione Europea e 59esima per giustizia civile.

I bambini vanno ascoltati – senza pregiudizi, senza ideologie e, soprattutto, senza interessi economici. Le famiglie vanno sentite – senza disagi inventati a tavolino e senza soldi a chi ci campa invece che a loro. Gli operatori vanno formati, continuamente – per prevenire ogni abuso e per saperlo individuare, non per presumerlo.

Cioè, quello che per anni ho fatto con la ‘Giovanna d’Arco onlus’, tra l’ascolto di bambini abusati e di famiglie, convegni (anche internazionali) sul tema e corsi di formazione dedicati.

“La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”, diceva Gandhi. “Un Paese si giudica da come tratta i suoi prigionieri”, affermava Churchill. Anche da come tratta i suoi bambini, aggiungerei.

Avv. Maria Capozza

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