
Whistleblowers abbandonati e persino condannati, mentre la corruzione aumenta e le democrazie muoiono
L’Italia non riconosce lo status di rifugiato politico a Julian Assange. La Camera respinge una mozione che impegnava il Governo a «ogni utile iniziativa di competenza finalizzata a garantire la sua protezione e incolumità… e a scongiurarne l’estradizione». Una decisione che i promotori della mozione hanno definito “atto di vigliaccheria nei confronti della libertà di informazione” e “attentato al giornalismo investigativo”. Forse possiamo dire che è anche un atto contro il dovere di denunciare e di condannare crimini contro l’umanità.
Il cofondatore di WikiLeaks è oggi incarcerato in Inghilterra, in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti, dove è accusato – principalmente – di cospirazione e spionaggio.
In un mio precedente articolo, ho osservato che Julian Assange ha dato l’avvio a diverse inchieste – tra le quali ricordiamo quella sugli aspetti “nascosti” della guerra in Afghanistan, le rivelazioni sulla corruzione in Kenya e sulla gestione del Campo di prigionia di Guantánamo o il caso della Banca svizzera Julius Bär.
Assange e Wikileaks si sono contraddistinti per un giornalismo d’inchiesta senza veli e alla ricerca di fatti inediti, scottanti ed evidentemente scomodi. La persecuzione di Assange ha iniziato ad avere ripercussioni sulla sua salute e, come spesso avviene, è stata corroborata da calunnie e denunce volte a distruggerne la credibilità e arrestarlo, con il vero fine di interrompere la sua attività di informazione e di denuncia.
Perché dovremmo sentirci tutti Assange ?
Perché lui e Wikileaks rappresentano il diritto di essere correttamente informati. Di non essere fuorviati attraverso notizie che disorientano e non permettono di capire o distinguere. Soprattutto se contengono elementi di pericolo o azioni per il bene della collettività, capaci di dividerci in “schieramenti” di opinione. E ricordiamoci che il mainstream tende a farci diventare dei “tifosi” anche su temi che riguardano la nostra salute.
Assange e Wikileaks sono lì a mostrarci la strada: dobbiamo informarci e chiedere di essere informati correttamente, sulla base di fonti e documenti attendibili. Perché, spesso, il Potere – se corrotto – copre le fonti, nasconde gli atti, uccide persino i testimoni dei suoi crimini.
Per quel che riguarda il nostro Paese, lo stesso Assange sostiene che “Il vero problema è che, in Italia, i grandi giornali non parlano delle storie di corruzione, soprattutto se riguardano le grandi compagnie”. Possiamo aggiungere che, peggio, il nostro Paese garantisce le carriere di corrotti e corruttori mentre condanna o abbandona chi denuncia la corruzione.
Il confine tra reato e segreto di Stato o riservatezza del dipendente dovrebbe essere netto. La denuncia di un fatto illecito non può non essere favorita, così come l’irrinunciabile diritto e dovere alla verità dell’informazione.
Altrimenti, la naturale gerarchia dei diritti e delle fonti viene sovvertita da interessi di lobby e gruppi di potere o da processi capovolti.
Altrimenti, la Giustizia diventa ingiusta e l’informazione diventa disinformazione.
Ciò è tanto più vero se si considera che:
- Secondo i dati del nostro Ministero, Italia conta ben 499 condanne dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo in 19 anni, dal 2002 a oggi. E quasi la metà riguarda l’equo processo, con 236 sentenze. 124 sono sulla protezione della proprietà, altre 121 sul rispetto della vita privata e familiare. Sentenze distorte. Processi capovolti.Verità mistificate. E, che si tratti di donne vittime di violenza oppure – appunto – whistleblowers, poco importa. Quello che conta e silenziare chi osa toccare gli intoccabili.
- il Democracy Index 2020 definisce l’Italia una “flawed democracy” – cioè democrazia imperfetta, viziata, difettosa. E il Sole24Ore rileva che “a calare di più nel 2020 è il punteggio globale medio delle libertà civili, che ha toccato il livello peggiore da quando l’indice è stato elaborato per la prima volta nel 2006”. Soltanto l’8,4% della popolazione mondiale vive in democrazie complete, e il Bel Paese non ne fa parte.
Assange ha ricevuto svariati encomi e onorificenze, vedendosi più volte proposto per il Premio Nobel per la pace per la sua attività di informazione e trasparenza. Più di un’organizzazione internazionale e diverse figure pubbliche, relatore ONU per la tortura compreso, sono mobilitate per la sua incolumità fisica, salute e libertà. Ma niente: l’Italia boccia. Allo stesso modo nel quale si “distrae” dalle decine di persone devastate per aver detto la verità, punendoli con la morte civile mentre evoca la lotta alla corruzione.
Proteggere adesso dalle ripercussioni può aiutare contro corruzione, concussione, frode o appropriazione indebita. Tutelare adesso significa salvaguardare l’interesse pubblico, soldi dei Contribuenti inclusi. Anche quando si tratta del business sulla pandemia o sui minori, che si arricchiscono sulle disgrazie altrui.
Che il Nuovo Anno possa riparare torti e restituire equità. Questo l’auspicio, con un saluto speciale a tutti i whistleblowers d’Italia e alle persone coraggiose che rimangono accanto a loro. Sapendo che, se il mondo vuole guarire, deve cominciare proprio dalla verità.
Avv. Maria Pia Capozza