Il diritto è veloce come Jacobs?

Il diritto è veloce come Jacobs?

In un tempo quasi inferiore a quello con il quale Marcell Jacobs ha vinto l’oro olimpico nei 100 metri e  ancora prima del suo ritorno in Italia, la proposta del Presidente Coni, Giovanni Malagò, in merito allo “ius soli sportivo”, ha riaperto il dibattito sui tanti vuoti normativi e sulle tante contraddizioni della legislazione in tema di immigrazione

Un tema complesso che richiede di essere tutti umani, prima che sportivi, e di vincere la sfida di garantire eguali diritti a tutti gli italiani.

Quanti e quali sono i diritti negati per i c.d. immigrati di seconda generazione?

La disciplina in materia di cittadinanza fa oggi capo alla legge 91/1992. Ai sensi di tale legge, acquistano di diritto alla nascita la cittadinanza italiana coloro i cui genitori (anche soltanto il padre o la madre) siano cittadini italiani.

Si tratta della cosiddetta modalità di acquisizione della cittadinanza tramite lo ius sanguinis.

Lo straniero che sia nato in Italia può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e sempre che dichiari presentando apposita domanda, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana.

E qui nasce il problema politico e legale ma, soprattutto, umano.

L’iter burocratico per ottenere la cittadinanza è complesso e il periodo di 12 mesi molto spesso non risulta sufficiente per presentare la domanda, fra difficoltà di reperire documenti, vizi di forma o rallentamenti dovuti alla burocrazia delle Ambasciate competenti ed alle diverse interpretazioni dei vari giudici.

Migliaia di giovani figli di migranti, e definiti come “seconda generazione”, restano senza diritti o con diritti “sospesi” da iter burocratici che si incrociano in modo kafkiano.

Inoltre, fino al compimento dei diciotto anni, i c.d. italiani di seconda generazione sono equiparati agli stranieri nell’abisso burocratico, tipico del nostro Paese.

La soluzione può essere quella di legare la cittadinanza ai meriti sportivi o allo studio o ad altro?

Probabilmente la soluzione è più complessa ed impone al Legislatore di guardare all’immigrazione come ad un fenomeno strutturale e non più eccezionale.

I diritti umani devono essere garantiti a tutti e non possono essere subordinati ad iter burocratici o a politiche miopi.

Occorre garantire l’integrazione tra il diritto e l’etica di culture diverse.

Il dilemma dell’identità è presente più di quanto si creda ed il tema investe il diritto ma anche la cultura di mondi diversi che non possono non convergere.

La normativa appare retrograda e superata.

Occorre una nuova normativa che conceda la cittadinanza italiana alle seconde generazioni.

L’accesso alla cittadinanza resta l’unica via per consentire ai figli di immigrati di essere considerati realmente eguali, nei diritti e nei doveri, rispetto ai loro coetanei ed amici, figli di italiani.

Si impone una trasformazione culturale della società italiana perché sia più consapevole e si riconosca in tutti i suoi figli, indipendentemente dalle loro origini.

Avv. Maria Capozza

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