I nostri anziani, tra confusione legislativa e solitudine

I nostri anziani, tra confusione legislativa e solitudine

Dati e proposte dal webinar “Giovani e anziani: esperienze di volontariato e intergenerazionali”

Da Avvocato non posso non chiedermi chi sia “l’anziano” per il Legislatore. Perché la confusione regna sovrana, a partire dai differenti termini utilizzati nei diversi provvedimenti. Ma anche dall’età – a volte 65 anni, a volte 70, a volte secondo gli anni di lavoro, a volte in associazione a patologie legate alla vecchiaia anche se oggi registrate molto prima.

Incertezza sui diritti, sui doveri e sull’accessibilità ai servizi.

Si vive più a lungo. Così, il Legislatore considera gli anziani risorsa lavorativa, tanto da spingere continuamente “un po’ più in là” l’età pensionabile. Solo che, a volte, lo stesso Legislatore entra nei conti e riduce – come se la pensione non fosse più una quota dello stipendio accantonata per poi usufruirne ma “un costo da tagliare” a discrezione dello Stato.

Lo stesso Stato che non riesce a garantire un lavoro stabile ai giovani e che, quindi, si appoggia ai genitori e ai nonni che devono, appunto, continuare a lavorare. Senza però la possibilità di un lavoro mentre si ha una pensione, per non parlare dei dimenticati “esodati”.

Lo stesso Stato che non riesce a mettere a sistema i servizi offerti dalle realtà pubbliche (ospedali, case di riposo, IPAB) e private (la grande solidarietà italiana) in modo da sostenere il volontariato, assicurare la giusta informazione e garantire una corretta gestione dei fondi – soprattutto se pubblici.

Lo stesso Stato che, con l’articolo 43 della Legge di Bilancio in discussione, che vale 30 miliardi, prevede sì un rafforzamento dell’assistenza domiciliare dei Comuni, configurandoli come livelli essenziali delle prestazioni. Però stanzia soltanto 100 milioni contro i 300 chiesti dal Patto per un nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza – cioè, briciole rispetto ai bisogni.

Il settore della Terza Età – che, poi, è anche Quarta – va ripensato.

Perché si tratta di valorizzare le potenzialità e le capacità ma anche di proteggere dalle vulnerabilità, dalle nuove povertà e dalla violenza. Quanti gli anziani che rinunciano alle cure mediche per ragioni economiche? Quanti quelli aggrediti, soprattutto dentro casa, o truffati per telefono? Quanti gli anziani lasciati soli? 

Il frastagliato mosaico del Welfare va ricomposto.

Se possibile, in prospettiva intergenerazionale – che tramandi ai giovani la memoria, il senso di famiglia, le tradizioni, la dignità e i valori del passato e trasmetta agli anziani le nuove capacità dell’innovazione o della tecnologia.

Come quella che ho tentato di realizzare sotto il nome “Cittadella del sociale” assieme agli Istituti di Santa Maria in Aquiro (ISMA): una casa per anziani accanto a una struttura per giovani nel disagio e a un asilo per bambini poveri. Perché credevo e credo tuttora nell’importanza dello scambio intergenerazionale e nella vitalità che da questo l’incontro può scaturire.

Cosa fare?

  1. Riprendere in mano la normativa e ripensarla in modo organico, possibilmente con una visione.
  2. Creare “Centri di ascolto con Avvocati specializzati” che assistano gli anziani nei percorsi di pensionamento ma anche per testamenti o donazioni, soprattutto in presenza di figli disabili e del problema ‘dopo di noi’.
  3. Assegnare immobili e spazi abbandonati per realizzare Progetti intergenerazionali che restituiscano qualità di vita e dignità e ricompongano il tessuto sociale lacerato (ad esempio la zona dell’ex Velodromo nel Municipio IX).
  4. Gestire bene i fondi a disposizione, insufficienti o giusti che siano, semplificando la burocrazia e agendo contro la corruzione che lucra su anziani, minori e adolescenti.
  5. Soprattutto, “fare squadra” – a cominciare dalle tante persone di buona volontà e dalle competenze già in campo.

Come l’On. Piero Cucunato, Consigliere del IX Municipio di Roma e organizzatore del webinar assieme all’Associazione Il Marforio, “sempre a disposizione” per il bene comune. Come il Senatore Francesco Maria Giro, persona di grande sensibilità, che ci ha confermato il suo sostegno. Come il Professore Giuseppe Italo Germanò, Direttore sanitario del poliambulatorio di eccellenza ma accessibile ai più Medsalus Prevenzione, che ci ha parlato della semi-residenzialità sociale. Come Elvia Raia, Presidente Senior Italia dell’Associazione dei Centri Anziani Federcentri, e Stefania Cacciani, psicologa da anni impegnata nell’assistenza alla Terza Età.

A tutti, un ringraziamento e un saluto. Con la speranza che questo non sia un punto di arrivo, ma uno di partenza.

Avv. Maria Capozza

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