564 milioni solo nel 2021, mentre l’ANAC racconta cosa non fa. Nel frattempo, la corruzione fiorisce sulla pandemia e si prepara al PNRR
Settembre 2021: la Commissione Sicurezza e Cambio americana (Security and Exchange Commission – SEC) annuncia una ricompensa di 110 milioni di dollari. Il secondo maggior premio nella storia del Dipartimento. Per chi? Un whistleblower che, con la sua denuncia, ha permesso di trovare e fermare una corruzione. Soldi provenienti dalle sanzioni pagate dagli autori degli illeciti. Ma anche protezione dell’identità e tutela dalle ritorsioni punitive.
Nell’anno 2021, la SEC ha raggiunto diversi record:
- Premi per circa 564 milioni a 108 persone.
- Un totale di ricompense che supera le somme elargite in tutti i 9 anni precedenti.
- Il premio più cospicuo versato fino ad oggi: 114 milioni.
- Il maggior numero di segnalazioni di fatti illeciti: più di 12.200, 76% in più rispetto all’anno precedente, arrivate da 99 Paesi e tutti i 50 Stati.
Il rapporto 2021 dimostra che il sistema di tutela e premiazione funziona, e anche molto bene. E che i whistleblowers sono davvero la prima linea di difesa dalla corruzione, soprattutto quando si tratta di soldi pubblici – sottratti a tutti i cittadini. Infatti, l’America deve combattere il riciclaggio nelle grandi banche e le violazioni antitrust da parte della Big Tech. Ma anche le frodi diffuse – che danneggiano i redditi bassi, le famiglie e la classe media. Suona conosciuto?
L’Europa che fa?
Emana riconoscimenti simbolici, parlando di protezioni legali contro le discriminazioni e di diritti umani. Diritto al lavoro e diritto a essere protetti, “belli e impossibili” nel senso di inesigibili. Vero: la Direttiva UE del 2019 contiene alcune innovazioni, ma non sfiora neanche il tema della persecuzione del whistleblower.
Tanto, l’Italia non risponde
Come racconto nell’articolo “E io pago!”, la Commissione Bilancio della Camera ha fermato un emendamento che ci avrebbe permesso di adottare la Direttiva UE sui whistleblowers. Un blocco che, peraltro, apre la strada verso la procedura d’infrazione numero 100: altri soldi pubblici buttati.
Come si pensa di garantire il buon uso delle risorse PNRR se il Parlamento boccia una miglior tutela delle sentinelle anti-corruzione? “Vedette civili”, come ci aveva chiamati Raffaele Cantone? In barba anche all’UE, che prevede l’utilizzo del whistleblowing proprio come strumento del giusto utilizzo dei fondi?
Perché, poi, la competenza esclusiva sul whistleblowing appartiene all’ANAC? Un Ente che continuamente evidenzia cosa non può fare a tutela dei whistleblower e della lotta alla corruzione. Come sulla pagina web dedicata, dove si legge:
“Cosa non possiamo fare. L’Autorità, in base alla normativa attualmente vigente:
• NON tutela diritti e interessi individuali
• NON svolge attività di accertamento/soluzione di vicende soggettive e personali del segnalante, né può incidere, se non in via indiretta e mediata, sulle medesime
• NON può sostituirsi alle istituzioni competenti per materia
• NON fornisce rappresentanza legale o consulenza al segnalante
• NON si occupa delle segnalazioni provenienti da enti privati”.
E, infatti, dalla sua costituzione e nonostante l’approvazione della legge sul whistleblowing del 2017, l’ANAC ha lasciato senza riscontro e protezione così tante persone da vedere le segnalazioni calare sensibilmente: solo nel 2020, di un terzo rispetto al 2019.
Nel frattempo, la corruzione cresce e fiorisce. E, che ingrassi sulla pandemia o sui minori, poco importa.
Secondo i dati del Ministero della Giustizia, l’Italia conta ben 499 condanne dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo in 19 anni. Ma alla Corte si arriva soltanto dopo il terzo grado di giudizio. Cioè, anche in 7 anni. A volte anche dopo 3, come nel mio caso, se chi hai denunciato è così potente da mistificare realtà, capovolgere verità e farti fuori prima.
Diritti umani? Dipende. Diritti costituzionali? Forse. Giusto processo? A volte.
La tutela del whistleblower non si garantisce con la nullità degli atti persecutori, tutti da dimostrare dopo onerosi processi e, magari, da disoccupato.
La tutela del whistleblower si ha con la garanzia del posto di lavoro e con l’assistenza legale e psicologica gratuita. Perché no, anche con un premio.
Ma anche conuna Commissione di inchiesta, oggi quantomai opportuna,per fare luce sulle storie dei whistleblowers italiani e ottenere la revisione dei loro processi.
Rivediamo il tema. Possibilmente, ascoltando prima loro. Magari, assieme a un whistleblower che è anche avvocato come me. Ormai esperta in materia, le ossa rotte e la lezione imparata. Tutto il resto è retorica, ipocrisia o complicità.
Avv. Maria Capozza